Scritto da 7:55 am Parma

MALORE IMPROVVISO LA PROBABILE CAUSA CHE HA PORTATO L’AUTOBUS ALLO SCHIANTO

Tragedia di Mestre, sono 21 le vittime, tutti giovani e giovanissimi e pochissimi adulti

Scatola nera del bus posta sotto sequestro. Nessun “contatto” con un altro mezzo prima del tragico volo, compreso guardrail.

Questi i primi dati dell’indagine della Procura di Venezia che procede per il reato di omicidio stradale plurimo in riferimento all’incidente di Mestre e costato la vita a 21 persone.

“Al momento non ci sono indagati – ha detto il capo dei pm Bruno Cherchi – mentre il guardrail, la zona di caduta del bus e lo stesso mezzo sono sotto sequestro”. La Procura ha anche requisito la “scatola nera” del pullman “che sarà esaminata solo quando si saprà che non è un’operazione irripetibile altrimenti aspetteremo lo sviluppo dell’inchiesta, affinché tutte le parti coinvolte possano avere le perizie di parte”.

Una serie di testimoni hanno dichiarato alla procura che il primo a prestare soccorso è stato l’autista di un altro autobus, che ha affiancato e non toccato il bus. Nel dare l’allarme ha anche lanciato un suo estintore verso il mezzo precipitato.

Nelle ipotesi dell’incidente la manovra azzardata o il malore dell’autista, quest’ultima evenienza potrà essere accertata con l’autopsia. Secondo il direttore della compagnia, Tiziano Idra, l’autista del pullman La Linea, Alberto Rizzotto, stava “guidando da tre ore e mezzo, peraltro non continuative” prima del tragico volo. “Non lavorava dal giorno prima – ha aggiunto – quindi aveva goduto abbondantemente delle ore di riposo previste. Non era certo stanco”.

Al momento sono 8 le vittime di cui è stato possibile accertare l’identità. Il bambino di un anno e mezzo peraltro unico maschio. La maggior parte sono giovanissimi: una ragazzina di circa 11 anni, una ragazza di 28 anni, due giovani di 30, una di 38 anni e due donne di 65 e 70 anni. L’identificazione molto complicata dallo stato dei corpi e dalla mancanza di documenti d’identità. Per questo sarà usato il test del Dna. “Ci sono loro parenti presenti – ha aggiunto il procuratore di Venezia – ma è difficile dare dei nomi certi. Per questo ho dato l’incarico alla medicina legale ,ma anche alla polizia scientifica, perché se necessario si ricorra all’esame del Dna. Speriamo però, entro domani, di identificarli tutti”.

Un filmato registrato dalla ‘Smart control room’ che coordina i servizi di sicurezza del comune lagunare che è stato acquisito dalla Polizia locale verrà inserito tra le prove dell’inchiesta. 

Critiche le condizioni di almeno 6 dei 15 feriti. Tra loro una coppia di fratelli, tre anni e 13 anni, austriaci e ricoverati a Treviso. La loro madre e il compagno sono morti nello schianto. Tra i deceduti c’è una bimba di poco più di un anno e una ragazzina di circa 13 anni. E anche una giovane sposa di venti anni croata in viaggio di nozze.

Infine con una ordinanza il sindaco Luigi Brugnaro, ha disposto il lutto cittadino fino a venerdì 6 ottobre.

LE INDAGINI
“Sulle eventuali autopsie dice il procuratore – valuteremo in seguito, ma a parte quella sull’autista, le altre non sembrano necessarie visti i traumi da schiacciamento. E’ nostra volontà restituire al più presto le salme ai parenti”.

“Stiamo lavorando sulla dinamica dell’incidente che ha visto il bus toccare e scivolare lungo il guardrail per un cinquantina di metri, e infine, con un’ulteriore spinta a destra, precipitare al suolo”, ha spiegato Cherchi. “Non ci sono segni di frenata, né contatti con altri mezzi”. “Non si è verificato alcun incendio – ha spiegato – né dal punto di vista tecnico né c’è stata una fuga di gas delle batterie a litio che ha provocato fuoco e fumo”.  “I testimoni – ha aggiunto Cherchi – hanno detto che andava piano, il tratto stradale prima è in salita e comunque, oggettivamente, non permette alte velocità. Comunque ci arriveranno i dati a certificare anche questo”, ha concluso.

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Last modified: Ottobre 5, 2023
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