PARMA (giovedì 18 aprile 2024) – Nelle ultime ore sia Confagricoltura che Europa Verde si sono esposte sull’epidemia di peste suina africana che sta colpendo diverse province dell’Emilia Romagna e non solo. Confagricoltura ha spiegato in una nota come la situazione della psa stia peggiorando e che sono state allargate le zone di restrizione con un regolamento di esecuzione pubblicato oggi sulla Gazzetta Ufficiale Ue.
di Riccardo Saccoccia
Il provvedimento è arrivato a pochi giorni dal ritrovamento di una carcassa di cinghiale infetta, tra Fornovo e Varano. Questo evento “allarma molto le aziende del settore – scrive l’associazione – dato che la provincia di Parma è un territorio fondamentale per il comparto zootecnico nazionale e per il resto della filiera, legata alla trasformazione delle carni suinicole“.
Infine, Confagricoltura mette l’accento sul pericolo relativo all’esportazione che il prosciutto di Parma sta vivendo soprattutto sul mercato statunitense e sottolinea la validità e l’opportunità delle iniziative assunte, anche in ambito europeo, dal ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida.
Europa Verde ribadisce, così come molti altri, la necessità di un intervento immediato e congiunto “di tutta la comunità economica e sociale di Parma per ottenere dal governo misure immediate di sostegno per la filiera“. “La nuova perimetrazione del contagio, adottata ieri dalla Commissione Europea in conseguenza del ritrovamento di carcasse di cinghiale infette nella pedecollina, fa rientrare in zona di restrizione 2 […] il cuore della produzione dei salumi di Parma.”
Questo è un dato molto importante, dato che, come spiega Europa Verde: “Benché in Emilia-Romagna l’infezione non sia ancora entrata negli allevamenti, grazie anche alle misure di biosicurezza messe in campo dagli allevatori, e i salumi prodotti non risultino pertanto contaminati, il solo fatto di ricadere nelle zone di restrizione 2 comporta il blocco delle esportazioni da parte di paesi come USA, Canada e Giappone, in forza dei protocolli sanitari che applicano alle importazioni“.
Infine si prova a ricostruire la storia di un problema annoso in provincia ed ha smontare alcune dichiarazioni: “La diffusione della peste suina non è certo colpa, come sostiene il presidente di Assosuini, dell’ideologia ambientalista […] L’eccessiva presenza di cinghiali […] è un problema annoso le cui cause sono piuttosto da ricondurre ai cacciatori, in particolare i cinghialai, che non hanno mai voluto contenerne la popolazione, anche quando si sono dati tutti gli strumenti e i permessi per farlo, e alla sciagurata riforma delle province che ha separato le funzioni di gestione e controllo della fauna selvatica e depotenziato i corpi di polizia provinciale addetti al coordinamento dei piani di controllo nei parchi e nelle zone protette“.
“Così come non è certo l’Europa, come qualcuno vuole fare credere, a bloccare le esportazioni – scrive Europa Verde – ma sono gli accordi commerciali e i protocolli sanitari applicati dai paesi terzi e spesso negoziati bilateralmente dagli Stati“. Poi aggiungono: “Vi sono stati poi dei ritardi e sottovalutazioni da parte dei governi in carica. Bisognava intervenire in maniera immediata e radicale, con reti di contenimento, fin dal primo contagio registrato più di due anni fa nell’appennino ligure, come fatto con successo in Belgio“.
“Come Europa Verde – concludono – chiediamo inoltre di dare diffusa e adeguata informazione ai cittadini delle norme di comportamento da adottare nelle zone di restrizione e in caso di ritrovamento di carcasse di cinghiale, sapendo comunque che il virus della peste suina non è trasmissibile all’uomo e non comporta rischi per la salute umana“.
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