PARMA (sabato 8 giugno 2024) – Suicidi, due solo quest’anno, autolesionismo, danneggiamenti alle strutture, abuso di farmaci, un tentativo di evasione, ritrovamento di oggetti non consentiti, violazione delle norme penali e molto altro. È questa l’impietosa fotografia che emerge nella relazione del Garante regionale dei detenuti, Roberto Cavalieri.
di Riccardo Saccoccia
Il Garante ha illustrato in Commissione per la Parità e per i Diritti delle Persone le criticità riscontrate nelle carceri dell’Emilia-Romagna. Una situazione che descrive lo stato di difficoltà dei detenuti e conseguentemente di tutte quelle persone che, a vario titolo, operano in questo tipo di strutture.
Secondo il Garante, la situazione penitenziaria in Emilia-Romagna impone una ridefinizione delle priorità a partire dal tema del lavoro per i detenuti, che, insieme alla formazione, devono diventare l’aspetto centrale nel percorso rieducativo anche attraverso un maggiore coinvolgimento degli enti territoriali attivi sulle politiche sociali e sulle politiche del lavoro così come sulle politiche abitative.
Le richieste di intervento rivolte al garante, come indicato nella relazione presentata in commissione sull’attività dell’ufficio nel corso del 2023, arrivano a 450. Segnalazioni che riguardano, per fare solo alcuni esempi: i servizi sanitari in carcere, la condizione detentiva, l’accesso alle misure alternative, i trasferimenti, i servizi sociali, il lavoro e il rapporto con la magistratura di sorveglianza.
Il garante riferisce di una capienza regolamentare media nelle carceri della regione pari a 2.981 posti, cifra che contrasta con il dato delle presenze effettive di detenuti che, invece, arrivano in media a 3.466, di cui 158 donne (il 4,55% della popolazione detenuta).
Gli stranieri presenti sono in media 1.672 (48,2% sul totale). Da non sottovalutare, poi, il dato sui detenuti semiliberi, in media 68 (di cui 21 stranieri), solo l’1,9% del totale. Il problema sovraffollamento rimane una priorità anche a Parma.
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