PARMA (martedì 30 aprile 2024) – Si riapre il dibattito sulla compravendita azionaria fra la società Sogeap, ex socio di maggioranza dell’aeroporto “Verdi” di Parma, ed il nuovo azionista al 51%: la società canadese Centerline. Si è tornati a parlare dell’evento, non esattamente trascurabile data la mole di denaro che vi gira attorno, a seguito di un periodo di quasi completo silenzio dopo la notizia della vendita, divenuta sicura lo scorso 4 aprile.
di Riccardo Saccoccia
Da quel momento, non ci sono quasi più state notizie in merito, un silenzio stampa che ha destato la preoccupazione di molti ed accentuando quella dei sindacati, già preoccupati per il futuro della struttura. Tornano a parlare della vicenda con un comunicato congiunto Legambiente, WWF, ADA Donne Ambientaliste e associazione No Cargo, chiedendo più chiarezza in merito al destino dell’aeroporto. Vi riportiamo di seguito il comunicato.
“L’avvenuta acquisizione dell’aeroporto “Verdi” di Parma da parte della società canadese Centerline è passata come se fosse la compravendita di un anonimo negozio di quartiere. Una cortina di silenzio è calata e nulla è dato sapere sui nuovi proprietari e sulle loro intenzioni.
La vendita (o svendita?) del 51% delle azioni di Sogeap certifica l’ennesima avventura infrastrutturale di dubbio ritorno per il territorio. L’aeroporto Verdi diventa l’ultimo capitolo di una lunga serie di progetti dichiarati strategici per Parma e presto abbandonati, dannosi tanto economicamente quanto per gli impatti ambientali: il costoso nulla di fatto della metropolitana, il moncone autostradale Ti-Bre che finisce nel nulla, gli scheletri vuoti del Mall e del Ponte Nord. Tutte scelte in cui gli interessi di poche società private sono stati venduti come opportunità per il territorio e i cui piani economici e la cui successiva attuazione si sono rivelati azzardi piuttosto che previsioni sensate. Su questa strada sembra avviarsi anche l’aeroporto: con l’ultima compravendita azionaria in un colpo solo si è ceduto ad un soggetto straniero non meglio definito, con capitale sociale e disponibilità finanziarie non note, il controllo di quello che veniva decantato come un elemento strategico per Parma.
Dopo decenni di bilanci in perdita (più di 70 milioni di euro negli ultimi 20 anni, di cui oltre 13 milioni negli ultimi 4) e conseguenti ricapitalizzazioni, l’Unione Parmense Industriali lascia per strada una discreta cifra. In questo caso si tratta di denaro di privati e non pubblico, anche se nel conto andrebbero annoverate le spese di sicurezza e vigilanza aeroportuale a carico degli Enti Pubblici (vigili del fuoco, polizia di frontiera, altri servizi). Dubbie risultano invece, al momento, le conseguenze che l’ingresso della nuova società canadese avrà su residenti e ambiente. Legambiente, WWF, ADA Donne Ambientaliste e associazione No Cargo avanzano alcune domande al Comune: che tipo di peso potrà avere il capoluogo – e dunque la comunità locale – sulle scelte del nuovo gestore? Come si porrà la società canadese rispetto a temi dirimenti quali l’allungamento della pista (con annesse cementificazioni accessorie) e il numero di voli che sorvoleranno la città?
Occorre ricordare che ad ottobre lo stesso Comune, dando il via libera alla conformità urbanistica, ha di fatto votato a favore dell’allungamento della pista, nell’ultima occasione politica a disposizione per cambiare strada. Le prescrizioni del Comune rispetto al non utilizzo di voli “cargo” sono di dubbia efficacia e valore, come certificato nel verbale della conferenza dei servizi e nella delibera della Regione che, preso atto della conformità urbanistica concessa dal Comune, sancisce l’intesa con il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti per la realizzazione dell’allungamento della pista e dei piazzali cargo. In queste condizioni dunque aspetti rilevantissimi per l’ambiente, la salute e la vivibilità della città sembrano in mano ad un soggetto non noto, le cui intenzioni non sono ancora state presentate e che potrebbe vedere – comprensibilmente – l’aeroporto solo come un investimento da far fruttare, indipendentemente da interessi o preoccupazioni della comunità locale. Le associazioni continueranno a richiedere risposte precise a fianco delle altre forze cittadine che si oppongono ad uno sviluppo verso il traffico cargo, che risulterebbe sovradimensionato, insostenibile ed incompatibile con ambiente e qualità di vita sani dei residenti“.
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