La violenza sulle donne, spesso raccontata come un raptus, nasce in un’atmosfera cultura radicata e condivisi dagli uomini, ma anche dalle donne, fin dall’infanzia. Questo è quanto è emerso nel seminario “Il Centro Liberiamoci dalla violenza. Prevenire, accogliere e curare la mascolinità tossica“.
di Laura Andriuzzi
L’incontro è stato organizzato da Fausto Pagnotta, docente di Storia delle donne nel pensiero politico e di Sociologia delle discriminazioni di genere e ha contato sulla partecipazione dei referenti del Centro Liberiamoci dalla violenza (Ldv) dell’Ausl di Parma, Carla Verrotti (ginecologa, direttrice Uoc Salute Donna, responsabile del servizio Ldv) e Alessio Testi, neuropsicologo e psicoterapeuta, dirigente e referente della parte clinica del servizio Ldv.
La dottoressa Carla Verrotti ha esordito parlando di violenza domestica, che “è la forma più comune di violenza di genere e ha gravissime conseguenze sulla salute delle donne che spesso restano invischiate in una relazione tossica per paura, per vergogna o per l’impossibilità di allontanarsi”. Spesso, però, la donna non è l’unica vittima, infatti, “la violenza assistita ha conseguenze molto gravi sui bambini: se femmine, è più facile che diventino a loro volta vittime di violenza una volta cresciute, se maschi, è più probabile che diventino autori di violenza in età adulta”.
Inoltre, le donne oggetto di violenza sono più esposte al rischio depressione e a quello di abuso alcolico o di sostanze, così come aumenta per loro il rischio di contrarre malattie a trasmissione sessuale e di partorire un neonato a basso peso.
Il centro Liberiamoci dalla violenza lavora per prevenire il fenomeno, partendo dal dialogo con i giovani.
I numeri raccontato di un lavoro ormai diffuso sul territorio, che ha lo scopo di sradicare pregiudizi e stereotipi e ad accrescere la consapevolezza che il tema della violenza di genere riguarda tutti. L’obiettivo del progetto è quello di curare un modello culturale malato, di cui ci si può liberare a partire da una scelta di cambiamento.
Negli ultimi anni i numeri sono aumentati sempre di più: nel 2019 gli uomini ad aver chiesto aiuto sono stati 19, mentre nel 2023 sono stati 53 (con picchi di 63 nel 2022). Mentre gli uomini ad aver contattato il servizio sono stati 401 nel 2023.
L’accesso è diretto, gratuito, e non necessita di una impegnativa del medico. I colloqui iniziali sono rivolti anche a sondare l’idoneità alla presa in carico. Se il paziente viene ritenuto idoneo, egli segue un percorso di 4 fasi con incontri settimanali per 12 mesi.
L’obiettivo finale del percorso è quello di restituire all’uomo la consapevolezza della sua responsabilità, del fatto che il gesto era rivolto a esercitare potere. Infine, l’ultima tappa del percorso è quello di acquisire la coscienza del dolore provocato alla vittima, al fine di mettere in atto condotte riparative.
Tag: consapevolezza, donne, giovani, responsabilità, violenza di genere, Violenza sulle donne Last modified: Febbraio 16, 2024